Concerto conferenza di musica Indiana a Napoli – Italian review

Pia Srinivasan – vina

Concerto-conferenza di musica indiana di Pia Buonomo Srinivasan Centro yoga Satyananda di Napoli , aprile 2001

Liz Letizia © Redazione a cura di Enrico Renna / musicbOOm

Anche in questo aprile, come nello scorso anno, il Centro yoga Satyananda di Napoli ha ospitato il concerto-conferenza di musica indiana di Pia Buonomo Srinivasan. Il programma era diviso in due parti: la prima parte dedicata al canto accompagnato dal liuto bordone, il tambura, e la seconda esclusivamente strumentale dedicata alla vina, liuto solista del sud dell’India.

Il tambura è un liuto non tastato dotato di quattro corde che si suonano con un movimento ritmico fisso ed è indispensabile in India sia nei concerti strumentali che vocali. Il suo suono ricco degli armonici “ipnotici” caratteristici delle sonorità dell’oriente del mondo, accompagna e sostiene – carezzando e stimolando al contempo, per favorire rilassamento ed apertura – la prova di ogni artista. La vina è invece uno strumento solistico antico e delicato, un liuto tastato a lungo manico con quattro corde melodiche e tre corde di bordone e ritmiche. Le raffinate capacità d’interprete di Pia Buonomo le derivano da una sensibilità ampiamente coltivata attraverso un’approfondita conoscenza della musica occidentale unita ad un lungo ed appassionato studio del canto e della musica classica dell’India del sud. Si è dedicata particolarmente alla vina – che ha studiato a lungo a Madras con Rajeswari Padmanabhan, grande interprete dello strumento, che suona nella nona generazione – ed al canto. Il suo ricco e ricercato repertorio vocale le consente di affrontare con la necessaria competenza la pratica di uno strumento difficile e particolare come la vina.

Il programma della serata è stato il seguente: il pezzo di apertura “Sri Ramachandram”, nel Raga (=schema melodico) Bhairavi, è un’ invocazione (in sanscrito) al dio Rama affinché conceda la felicità a tutti gli esseri viventi. A seguire, lo studio “Ninnu kori” nel Raga Vasanta (un Raga senza la dominante), uno studio con tre temi con un testo breve ma ricco di melismi, intervallati da due sezioni di solmisazioni eseguite con staccato, nel Tala (=schema metrico) Adi con 8 battiti. I melismi nella musica indiana sono parte inegrante di una nota. Il testo è in telugu, una lingua sudindiana. Il terzo pezzo è stato “Kanikaramu” nel Raga Anandabhairavi (Tala Rupaka con 6 battiti come nel primo pezzo): in esso l’autore si rivolge a una dea non meglio identificata (“Tu dagli occhi di loto”) affinché si curi di lui che per lei ha rinunciato a tutto.

Il quarto ed ultimo è stato “Birana”, nel Raga Kalyani (una scala maggiore con la quarta aumentata). L’autore Syama Sastri (XVIII sec.) si rivolge alla dea Parvati che lui chiama “sorella”: “Tu che proteggi gli inermi proteggi anche me”. Pia Buonomo ha fatto precedere il pezzo dall’Alapana (improvvisazione lenta e senza ritmo) e dal Tanam (improvvisazione in tempo mosso con una pulsione, entrambe non subordinate ad uno schema metrico). L’esperienza d’ascolto delle improvvisazioni subito seguite dal pezzo, è oltremodo interessante: la percezione del carattere giocoso ed al tempo stesso indagativo delle prime fa risaltare il tono più solenne e rigoroso del secondo.

Nella seconda parte del concerto, dedicata alla vina, Pia Buonomo ha eseguito per primo lo studio “Valacchi”, un pezzo particolare in quanto l’unico della serata articolato in più di un Raga (nel suo caso in ben nove). Il successivo è stato “Sarasa sama dana” del notissimo autore Tyagaraja, nel Raga Kapinarayani. Pia Buonomo aveva spiegato nel corso della serata che nella musica indiana il canto è la base di ogni espressione musicale e, di conseguenza, che il repertorio degli strumenti melodici è identico a quello del canto. Prima di eseguire il secondo pezzo, la musicista ha esemplificato sul liuto quando si pizzica una corda melodica: in corrispondenza di una sillaba e cioè sa-ra-sa- sa-ma da-na. Ha messo inoltre in evidenza la differenza di interpretazione: in “Sarasa sama dana”, per esempio, un certo cantante canta la parola “sarasa” con distacco e ripetendo due volte il do, mentre Pia Buonomo – seguendo l’interpretazione della sua maestra – per le tre sillabe pizzica con enfasi tre corde (do- sol- do), come un arpeggio. Il Raga successivo era il Raga Nata, collegato al dio Shiva. Il famoso liutista Karaikudi Sambasiva Ayyer, prozio e maestro di Rajeswari Padmanabhan, noto per la sua religiosità, era solito suonare ogni giorno qualcosa in questo Raga affinché il dio continuasse a far esistere il mondo. Prima della composizione “Mahaganapatim manasa” di Muthuswami Diksitar, con Tyagaraja contemporaneo di Syama Sastri, Pia Buonomo ha improvvisato suonando Alapana e Tanam.

Ha chiuso il concerto “Sarasa mulade” nel Raga Kapi, un Raga proveniente dall’India del nord, dove c’è stata una forte influenza della cultura arabo-persiana. Influenza che è evidente nel cromatismo del Raga Kapi: tre note (mi, la e si) sono sia naturali che bemolle.

La piacevolezza e l’interesse del concerto si sono arricchiti di alcune delle esperienze vissute da Pia Buonuomo a Madras durante gli studi, nell’incontro e nella scoperta di una civiltà antichissima e differente dalla nostra qual è quella indiana. Poter condividere con lei anche questi racconti, oltre il prodotto strumentale e vocale della sua perizia artistica, ha reso il concerto più coinvolgente e comprensibile anche per coloro i quali si affacciavno per la prima volta all’ascolto di sonorità inconsuete per il nostro orecchio occidentale, tarato in maniera spesso rigida dall’abitudine alla musica organizzata secondo il nostro sistema temperato.

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